Domani mattina si parte: piglio il solito volo low-cost, da Bergamo, e vado a Londra. Non sono mai andato così tanto a Londra, da quando c'è Ryanair, che sia benedetto Michael O'Leary. Spero così di tirare un po' il respiro, di pensare soltanto ai fatti miei o forse nemmeno a quelli: non dubito di trovare sufficienti distrazioni in una città da una decina di milioni di abitanti. Non ci sarà nemmeno bisogno di cercarle troppo e mi basterà sedermi da qualche parte e guardarmi attorno. Resto via solo pochi giorni e settimana prossima, purtroppo, sarò di nuovo qui. Ma spero che siano sufficienti per raffreddare il mio spirito provato.
Come sempre, quando parto, la mia mente parte prima del corpo e devo compiere uno sforzo immane per ancorarla al luogo dove si dà il caso che io mi trovi ancora. La mente è in fuga, insomma, e corre davanti a me. Bello o brutto che sia, è sempre così. Malgrado me stesso - e così sperimento di persona il significato del famoso modo di dire: "E' più forte di me".
Il rito della partenza mi mette sempre un po' in ansia. (Già, dirà qualcuno: "Che cosa non ti mette in ansia?", e non avrebbe completamente torto). Così so che stanotte faticherò a chiudere occhio, mi sveglierò ancor prima che suoni la sveglia, prenderò l'autobus con troppo anticipo, arriverò in aeroporto troppo presto. Non importa: faccio di tutto per blandire la mia inquietudine, come si cerca di blandire un cane rabbioso che minaccia di sbranarti. Oggi ho detto a D., per telefono, che vorrei esistesse il teletrasporto: chiudo gli occhi, esprimo il desiderio e... puf... mi ritrovo a Londra. (Oppure mi basta entrare in una specie di marchingegno, simile a quelli che si trovano nei solarium per abbronzarsi, schiacciare un pulsante e ritrovarmi in un marchingegno simile nel luogo prescelto). Questo serve a dire che oggi sono stato poco concentrato e non ho combinato davvero nulla di buono.
E' anche per questo che non ho scritto nulla, anche se avevo in mente varie cose di cui parlare. Su alcune di queste tornerò (forse) più avanti (tanto per essere chiari: a elezioni concluse, perché non vorrei che mi si fraintendesse ancora o che venissero usate in modo strumentale, quando in realtà si tratta di riflessioni che mi ronzano in testa da un bel po'). Altre me le trascino dietro da tempo, continuo ad appuntarle in qualche quaderno, ma poi rimando lo stesso: volevo continuare a scrivere di Gerard Reve, che ho introdotto; volevo proseguire nelle mie riflessioni da quattro soldi sulla pornografia; volevo scrivere qualcosa su una serie di libri che ho letto anni fa - intensamente - su un certo tema (che però non voglio rivelare); volevo aggiungere qualche perla (si fa per dire) al Libro dei santi e dei martiri che sta languendo (anche se ho un paio di episodi già pronti in mente)... Ho rinunciato, invece, a presentare - sotto forma di excerpt, almeno - il libro di Luca Ricolfi, "Tempo scaduto", con il piccolo corollario di polemiche e di equivoci di cui hanno parlato l'Unità, il Foglio e il Riformista, perché non ho proprio più voglia di essere frainteso.
Non so se riuscirò a collegarmi a internet (si legga: se avrò voglia di cercare un internet point o di buttare via un po' di tempo per tenere un piccolo diario online, altri episodi del mio "corpo altrove"). Le altre volte mi era risultato facile, visto che l'avevo praticamente davanti all'albergo. Stavolta vado a stare altrove e devo ancora guardarmi attorno. E poi sarò troppo impegnato in attività culturali e CUL-turali per pensare a voi, che cosa credete? Ho già una lista lunga così di cose da fare e da vedere... Ovviamente avrò la mia fedele macchina fotografia e spero di rubare quante più immagini possibili - da custodire e ammirare per i tempi di vacche magre.
Piuttosto: fate i bravi e non combinate disastri. Abbiamo già un paio di crisi diplomatiche con i Paesi Bassi e con la Cina. Evitate di fare Casini - pardon, volevo dire casini - con la Gran Bretagna, perché lassù ci sono io e da solo non ce la fo proprio a dare lustro a tutti voi, o dannati italiani!