"Serve a qualcosa?" mi chiedo, sprofondando nella poltrona dell'Anteo, mentre guardo atterrito Viva Zapatero! di Sabina Guzzanti. Già, servirà a qualcosa questo film, quando quelli che come me vanno al cinema per vederlo sono al corrente delle nefandezze che si stanno compiendo in questi anni in Italia e quando quelli che dovrebbero venirne a conoscenza non ci andranno mai? Del resto, la maggioranza silenziosa ha come punto di riferimento principale, se non unico, la televisione e si sa che i canali televisivi sono direttamente o indirettamente in mano al presidente del consiglio. La sala dell'Anteo in cui il film viene proiettato contiene solo cento spettatori, e infatti mercoledì sera M. e io abbiamo dovuto rinunciare al primo spettacolo, malgrado fossimo arrivati tre quarti d'ora prima dell'inizio, perché si erano già esauriti tutti i posti, e siamo dovuti ritornare per l'ultimo delle dieci e mezzo. E quanto contano cento spettatori, anche se moltiplicati per tutte le proiezioni, rispetto ai milioni sottoposti all'incessante candeggio televisivo del cervello?
"Viva Zapatero!" ripercorre le note vicende della censura a "Raiot", la nota trasmissione satirica di Sabina Guzzanti, interrotta con un diktat dall'alto dopo una sola puntata, e intorno a queste vicende costruisce un documentario sulla situazione italiana. Sull'anomalia tutta italiana, perché questa vicenda viene confrontata al resto dell'Europa - Francia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi - dove nessuno si permetterebbe di cancellare una trasmissione satirica soltanto perché sgradita al potente di turno al governo. Intervallati a episodi tratti da "Raiot" vi sono infatti sketch tratti da altre trasmissioni satiriche europee - sketch sicuramente non molto leggeri nei confronti dei politici dei relativi paesi. Ma, come osserva Rory Bremner, l'attore inglese che impersona Tony Blair in una di queste trasmissioni, in Gran Bretagna ci sarebbe una sollevazione se accadesse quello che è accaduto in Italia. In compenso da noi esiste una "cosa" come "Porta a Porta", ricca di interessanti approfondimenti sulle "lacrime di sangue della Madonna" - una realtà che, rivela esterrefatta Marcelle Padovani, è arduo, se non impossibile, spiegare ai telespettatori d'Oltralpe. Se lo spettatore in poltrona già conosce tutti i fatti, l'effetto è comunque agghiacciante, perché d'un tratto rivede ogni cosa da una prospettiva diversa, come se fosse lui stesso uno straniero o un estraneo.
Ma "Viva Zapatero!" non è un film che vuole colpire Berlusconi per il gusto di colpirlo o per il piacere dell'acrimonia personale. Quello che, alla fine, risalta di più è il difetto strutturale della politica italiana, che forse - a questo punto - è anche diventato un difetto antropologico, ormai quasi inscritto nei "geni" degli italiani. Se è terribile l' "editto bulgaro" di Berlusconi, è ancora più insidiosa la pressione psicologica e la censura interiorizzata dei giornalisti italiani. In una scena vediamo per esempio alcuni giornalisti della redazione Rai che spiegano come, a seconda della scelta e dell'impaginazione delle notizie, si cerca di lisciare il pelo ai governanti e di non dire cose a loro sgradite. Udo Gumpel, il corrispondente in Italia della tedesca ARD, sostiene giustamente che il giornalista deve sapere fare la "seconda domanda", quella che smaschera la menzogna di chi gli sta davanti, e non deve accontentarsi della prima risposta del potente e poi tacere - figurarsi poi se, come capita spesso, il giornalista fa domande innocue o concordate con l'intervistato! Il difetto è strutturale, poi, perché è relativamente indipendente da chi sta governando al momento. Travaglio, intervistato da Sabina Guzzanti, sottolinea infatti a un certo punto che occorrerebbe che una legge coraggiosa prevedesse che presidente e consiglieri della televisione pubblica non fossero più espressi dai politici. L'occupazione del sistema radiotelevisivo da parte dei partiti politici non è - infatti - un'invenzione di Berlusconi. Ma il centrosinistra avrà il coraggio di proporre una cosa simile? Qualcuno oserà tagliare il ramo su cui è seduto?
E infatti il problema è anche questo: se il centrodestra commette le nefandezze che commette, il centrosinistra ha peccato per ignavia, per convenienza, per tiepidezza o per timore. Non soltanto non è stata fatta, ai tempi dei governi del centrosinistra, una legge per risolvere il conflitto di interessi, ma è stata anche data garanzia a Berlusconi che non sarebbero stati toccati i suoi interessi - ed è spaventoso vedere un filmato di repertorio in cui Luciano Violante, in un discorso alla Camera, ribadisce questo concetto. In questo senso "Viva Zapatero!" è anche un invito alla sinistra affinché abbia maggior coraggio, affinché prenda posizioni chiare e nette, e non si barcameni tra un sì e un no che non sono mai né sì né no.
Il film contiene inoltre una serie di interviste - o di tentate interviste, in cui Sabina Guzzanti, trascorso un certo tempo e caduta la liceità delle querele per "Raiot", chiede spiegazioni ai vari esponenti politici e ai consiglieri Rai. Qualcuno si rifiuta nettamente di parlare - come Francesco Alberoni o Marcello Veneziani -, altri insistono a difendere la chiusura del programma - come Lucia Annunziata -, magari ribattezzando la censura con nomi più innocui. Altri si dilettano in un'esegesi di che cosa sia satira e che cosa non lo sia: naturalmente non è satira ciò che è sgradito a loro, ma nessuno osa dirlo chiaro e tondo e tutti si esercitano nello stabilire il sottile punto in cui la satira diventa politica. Qualcuno allora potrebbe replicare che neanche quella che fanno loro è politica. Invece Luciano Canfora - intervistato da Sabina Guzzanti - spiega come nel teatro greco, anche nelle opere satiriche, a un certo punto il corifeo esce dal coro e si lancia in discorsi politici espliciti. La commistione è sempre stata presente e solo un Gasparri, per dire, può fingere di non saperlo (o forse non lo sa davvero). Infine è spassoso e spaventoso allo stesso tempo vedere il carattere lombrosiano di molti degli intervistati, e qui non c'è molta differenza tra certi esponenti del centrosinistra o del centrodestra: si equivalgono il Petruccioli che si arrampica sugli specchi per non chiamare censura la chiusura di Raiot, il politico di Forza Italia che, a corto di argomenti, ripete: "La gggènte non vuole..." (ma che ne sa lui della gente) e finisce per dire: "Guardi, suo padre è un mio collega e non so se suo padre..." provocando il rimbecco di Sabina Guzzanti: "Sa, ho una certa età, non devo chiedere prima a mio padre", oppure l'anonimo esponente della Lega Nord - un tizio segaligno con l'aria da pazzo - che giustifica: "Se hanno querelato ci sarà un motivo valido". Il quadro è, insomma, a dir poco sconfortante, ma "Viva Zapatero!" è un film indispensabile per tenere deste le coscienze. Vorremmo solo che non servisse solo di conferma a chi, tutte queste cose, già le sa.
io sto leggendo "Vespaio" (ed. Kaos), se non l'hai letto te lo consiglio.
Posted by: Yoshi | 23/09/2005 at 13:43
Chissà di che cosa parla, con quel titolo ;-)
Posted by: stefano | 23/09/2005 at 14:02
Scusate...premesso che la censura è sempre sbagliata, anche quel programma (Raiot) era sbagliato politicamente (mettersi sul piano degli insulti non è fare politica) esteticamente orribile (privo di ritmo, troppo serio per essere satira, troppo specilistico in alcuni punti, un po' idiota nello suo finto stupore indignato riguardo notizie preistoriche e accuse bollite senza riscontri sulla mafiosità di Berlusconi) e andava in onda a mezzanotte (non lo avrebbe visto nessuno di coloro che al cinema non vanno a vedere questo film) tanto che dall'assonnato telespettatore poteva essere scambiato per un delirio ghezzista.
Insomma quello fu tanto rumore per nulla, altre sono le censure tv di Berlusconi (quelle in prima serata).
Posted by: l'anodino Tabaqui | 23/09/2005 at 14:13
Ah be', allora era lecito censurarlo? Se era così "bollito", si sarebbe sgonfiato da solo - ergo: nessuno lo avrebbe guardato. Questi mi sembrano i "distinguo" dei politici che lei intervista nel film.
Posted by: stefano | 23/09/2005 at 14:22
mi sono incacchiato anche io, all'epoca del governo dell'Ulivo, perchè non è stata fatta la legge sul conflitto di interessi, per la bicamerale, e tante altre sporcizie.
però pensa cosa sarebbe successo, SE fosse stata fatta una qualsiasi legge sul conflitto di interessi: tutte le televisioni del berluska, i suoi giornali, i periodici, sarebbero insorti contro una legge... "ad personam" e si sarebbero venduti come paladini della libertà.
Posted by: steff | 23/09/2005 at 15:39
Probabile. Ma già lo fanno, no? E qui ci vorrebbe una stampa libera che desse INFORMAZIONI e non propinasse solo "notizie-mito".
Posted by: stefano | 23/09/2005 at 15:49
e in effetti non di cinema si tratta ma di un ottimo documentario per la TV. Mannaggia! io però mi sono emozionato...
Posted by: avi | 23/09/2005 at 16:57
Secondo me i film servono a poco.
Quel che serve è la nozione di "impegno civile".
Posted by: Matthaei | 23/09/2005 at 19:39
Uno dei migliori, da citare in tutte le occasioni mondane per scatenare grasse risate, è stato quel gagà coi baffetti impomatati di Polito, direttore del "Riformista". Ha detto una roba tipo "non direi che si tratta di censura, ma di impedire di mandare in onda un programma". E questo è un intellettuale, direttore di giornale. Ripeto: direttore di giornale. Polito. Direttore. Di un giornale. (lo portano via)
Posted by: Mark | 23/09/2005 at 22:31
Si direttore insieme ad Oscar Giannino di un piccolo giornale che io leggo, e non è mica male...
Posted by: l'anodino Tabaqui | 24/09/2005 at 13:28
"Il Riformista" piace anche a me.
Posted by: Matthaei | 24/09/2005 at 13:31
Il primo intervento dell'anodino Tabaqui mi ha ricordato una gag della Guzzanti (sono in tema), cioè quando imita la Palombelli: inizia ogni intervento con le parole: "premesso che sono di sinistra..." e poi dice tutte cose di destra. Ecco: lui inizia con "premesso che la censura è sempre sbagliata" - e sottolineo: sempre - e poi in sostanza spiega perché invece in questo caso andava bene. Insomma, deve essere andato alla scuola di logica e democrazia di Polito.
Posted by: Endimione | 24/09/2005 at 22:52
Forse hai ragione la censura non è sempre sbagliata, in casi estremi la posso accettare benissimo (es. apologia del razzismo o della pedofilia, diffamazione o accuse gravissime senza prove, violenza estrema ed inutile) soprattutto in Rai (tv pubblica). Se il programma della Guzzanti lo facevano su mediaset (oppure al cinema, come poi ha fatto) non avrei trovato nulla in contrario.
Censura che io non accetto è quella dell'informazione e quindi censurati sono stati Biagi&Santoro....
Del resto IO posso fare volentieri a meno.
Posted by: l'anodino Tabaqui | 25/09/2005 at 13:42
certo che serve...ero a barcellona ieri e ne parlavano tutti i telegiornali...
Posted by: ha | 25/09/2005 at 22:31