Sono tornato, sono svuotato, sono spaesato. Vomitato da un autobus che, proveniente dall'aeroporto di Bergamo, si è fermato in mezzo alla strada, a fianco della stazione centrale, in piazza Luigi di Savoia, in una Milano lunare, offesa e alienata. Erano le nove e qualcosa, ieri sera, ed era già buio. Tutt'attorno i soliti volti da animali famelici e feriti, cespugli agonizzanti, staccionate pencolanti o semidivelte a cingere i giardinetti della piazza e, fin dove l'occhio consente di vedere, spazzatura e degrado. Degrado e miseria. Caos, rumore, clacson delle macchine impazzite e impazienti. Gli autisti degli autobus che discutono e litigano, i passeggeri che scendono e si trascinano i bagagli in mezzo alla strada, in cerca del primo marciapiedi libero. Sono d'un tratto straniero, vedo l'approdo a Milano con gli occhi del forestiero che ci arriva di notte e non sa come raggiungere la sua destinazione. Autobus o metropolitana: nessuna indicazione di dove comprare i biglietti, di dove andare. Ma a me bastano dieci minuti a piedi per tornare a casa. Puzzo di gas di scarico per le strade, flusso continuo di macchine in via Melchiorre Gioia: devo fare attenzione, perché qui non si fermano se attraverso sulle strisce. Sono stato via quindici giorni: mi pare di essermene andato per mesi. Il tempo si è dilatato e, allo stesso tempo, si è rarefatto. E' volato via in un attimo, ma quell'attimo aveva un peso specifico tale da farmelo percepire più denso e più pesante. Più duraturo. Il tempo necessario per dimenticare, almeno un po'. E il ritorno - non ancora segnato, almeno per me, dalle notizie del nostro bel paese in cancrena - richiede l'assimilazione di automatismi e di rassegnazioni. Tecniche di resistenza, apnea per attraversare i primi giorni, i più spiazzanti, quelli in cui più sento lo spaesamento.
(E, soprattutto, stanchezza. Stanchezza per questa mente che vira sempre verso il peggio e che di ogni cosa riesce sempre a cogliere, per primo, il lato oscuro. Questa mente che dice - s'ingiunge - di rassegnarsi, ma non si sa rassegnare mai. Questa mente che cerca riparo e che, sbalzata tra correnti contrarie e incapace di trovare da sola la sua pace, è in grado soltanto di cercare rifugi e ripari. Isole su cui naufragare, per un po', quando infuriano le tempeste che non può evitare. Di queste due settimane so già ora che gli undici giorni berlinesi saranno un rifugio luminoso nella notte che devo attraversare. In realtà sono anch'io della schiera di chi "non ha voglia di far niente e non sa fare niente". Se solo potessi scrivere qualcosa di "sincero"!).
per quanto possa suonare beffardo, bentornato:)
io penso che in fondo non valga la pena farsi il sangue cattivo per una vita, in fondo di vita ne abbiamo una e passarla a indignarsi, beh, è dura.
mah, non lo so
Posted by: Yoshi | 14/09/2005 at 23:16
Io non so se tu ti accorgi, nella tua deriva nichilista, che descrivi Milano in modo splendido, per lo meno per chi - come me - ama i luoghi dell'apocalisse, della fine, del disincanto, dei margini. Già questo dovrebbe bastare per dirti quanto mi piace leggerti. Del resto, lo sai. Bentornato, mi sei mancato.
Posted by: Babsi | 14/09/2005 at 23:41
Grazie.
Adesso che ho più tempo (forse), riprenderò a rispondere anche ai commenti :)
Posted by: stefano | 14/09/2005 at 23:41
Ma basta con queste visioni apocalittiche, "nere"...
Non ne avete abbastanza?
I Bauhaus li ascolto ancora ogni tanto e non mi dispiacciono, ma con certi stati d'animo, non so voi, ma io sono stanco di flirtare...
Posted by: Matthaei | 15/09/2005 at 00:03
Io vorrei non flirtare, Matthaei, davvero... Ma non riesco a non vedere, non riesco a chiudere gli occhi. Ti giuro che ieri sera, sceso da quell'autobus, mi sono sentito male per quello che vedevo intorno a me.
Posted by: stefano | 15/09/2005 at 00:12
Succede, di ritorno dall'estero.
Rimboccarsi le maniche, guardarsi intorno, cercare alleati.
In altre parole, vedere le cose da un'altra angolazione.
Io ci sto provando.
Posted by: Matthaei | 15/09/2005 at 01:49
Mi ri-conosco così spesso qui...e ne ho quasi paura, come mi vedessi fuori di me.
Berlino è accogliente, pur con la sua durezza: Milano si può lasciare, lo sai?
Posted by: Benjamino | 15/09/2005 at 02:09
Quando tornai dal mio breve viaggio balcanico, l'anno scorso, trovai ad attendermi in stazione la locandina del quotidiano locale che strillava "Grande folla per la festa della soppressa". Un'immagine molto diversa dalla tua, ma penso che il senso di disgusto e di non appartenenza avesse un che di simile.
Bentornato... se così si può dire! ;-)
Posted by: Lusky | 15/09/2005 at 08:03
Mal-tornato!!
Posted by: l'anodino Tabaqui | 15/09/2005 at 15:08
Bentornato e ...Kopf hoch!
Posted by: liseuse | 15/09/2005 at 16:02
Matthaei: forse il malinteso sta nel termine "flirtare". Io non "flirto". Men che meno mi verrebbe in mente di "flirtare" con la deiva e lo squallore...
Posted by: Babsi | 16/09/2005 at 00:22