... non aveva il terreno spianato quando correva - o, almeno, tentava di correre -, ma con gli strumenti limitati di cui disponeva si lanciava comunque nella corsa... a dispetto degli impedimenti... con l'esercizio, a poco a poco, era riuscito a imparare a muoversi rapidamente... c'erano persino momenti in cui dimenticava se stesso e i suoi dubbi ed era in sintonia con il movimento veloce delle sue gambe... correva e respirava... si era, insomma, abituato agli ostacoli... era diventato agile, sempre più agile, e li scavalcava senza più grandi difficoltà... li dimenticava... non sarebbe mai stato come tutti gli altri, questo no, lo sapeva... quelli che corrono beati e sembra che nulla li possa fermare, neanche un pensiero, e nemmeno l'ombra di un dubbio - o di una preoccupazione - oscura la loro corsa... una corsa al sole... lui, invece, quell'innocenza non l'aveva mai conosciuta... a ritroso, col senno di poi, riconosce in quella sua parziale adesione al moto delle sue gambe una forma d'innocenza... l'unica forma di innocenza a lui consentita, a lui propria... allora, non pensandoci troppo, non s'immaginava che avrebbe perso anche quella... inglobata nell'esperienza... chi lo guardava deve essersi detto che, malgrado il suo impegno, non gli aveva reso quella corsa abbastanza difficile... e allora gli ha alzato davanti un muro più alto degli altri, per il gusto di vedere come avrebbe reagito... e lui come ha regito? come era prevedibile che avrebbe fatto... si è fermato... impossibile saltare al di là... si è accucciato davanti a quel muro a rimuginare... fermo, immobile, la corsa terminata, pensava, per qualche tempo... depresso? forse depresso... arrabbiato? sicuramente arrabbiato... poi, graffiandosi le mani, si è cimentato anche a scavalcare quel muro... e l'ha superato... non sapeva però che da quel momento in avanti gli ostacoli sarebbero stati più alti di quelli a cui si era abituato... più alti e, soprattutto, sempre visibili... inutile illudersi... sapeva che in qualsiasi istante il pensiero sbagliato, il timore inopportuno poteva calargli in testa come una mannaia, rovinargli la precaria beatitudine dell'inseparatezza... questa, aveva capito, era la soluzione adottata da chi, indispettito che lui avesse potuto dimenticare ed essere a modo suo "innocente", non si era rassegnato a vederlo correre... interrompergli il cammino con blocchi di cemento da saltare... impossibili da ignorare... lui corre, certo, perché non ha altra soluzione se non stare fermo sempre... ma quei blocchi che gli si parano davanti gli rallentano la corsa... a volte li trova a distanza ravvicinata, altre volte li vede solo in lontananza e può prendere, per un attimo, la rincorsa e tornare a respirare... disintegrarli? forse... ma sa che l'innocenza - la sua forma peculiare d'innocenza - è perduta per sempre: non la recupererà più... il tarlo che gli rode il cervello non verrà mai più espulso... anche se un giorno si sbriciolassero tutti quegli ostacoli (forse lo faranno) avrà smarrito per sempre la capacità di correre con leggerezza e noncuranza... li avrà nella mente, ormai... e poi, allora... allora... a che servirà correre? non lo permetterà più il corpo... altri disincanti... il frutto velenoso dell'esperienza... saranno rimpianti...