Sono riuscito a recuperare l'edizione di ieri di Libero e mi sono persino avventurato a leggerne i titoli. In realtà m'interessava l'articolo sulle manifestazioni davanti alle rappresentanze diplomatiche dell'Iran a Milano e a Roma. Lo trovo a pagina nove e lo leggo per intero: un'esperienza che sconsiglio, anche da un punto di vista esclusivamente estetico, perché i due giornalisti che lo firmano (Marta Bravi, che dev'essere la ragazza che ho visto a Milano, e Piergiorgio Liberati) avrebbero bisogno di qualche lezione, non di giornalismo, bensì di lingua italiana. Esordiscono infatti con: "La civiltà islamica, che impicca gli omossessuali [sic], può essere considerata civile?". E il triangolo può essere considerato una figura geometrica con tre angoli? Il linguaggio mantiene per tutto il pezzo questo tenore di trascurata sciatteria, tanto da far pensare che i due non si siano riletti quello che hanno scritto, che nessun redattore abbia passato il pezzo e nessun correttore di bozze l'abbia revisionato. Cito: "Ironizzano i gay milanesi sulla targa affissa in piazza Diaz 6, quello dall'ambasciata della Repubblica Islamica d'Iran." La frase finisce così: non sono io ad averla tagliata. Si apprezzi il pronome dimostrativo maschile per sostituire un sostantivo femminile (è forse una strizzatina d'occhio o un omaggio alla cultura transgender?) oppure il "dall'" che forse doveva essere un "dell'", ma che qui rende surreale l'intera apposizione. Qualcuno potrebbe obiettare che è meschino, da parte mia, soffermarmi sui difetti di forma e non badare invece alla sostanza, ma a questa obiezione replico che, a dire il vero, sto esercitando una forma raffinata di carità: evidenzio gli errori di forma per tacere della sostanza. Per esempio, per ben tre volte, i due giornalisti parlano di "ambasciate iraniane" a Milano e Roma. Non sanno dunque la differenza tra un consolato e un'ambasciata? Ma lasciamo perdere. Importante è invece notare come si realizza il sospetto che era nato in alcuni di noi quando abbiamo visto la giovane giornalista aggirarsi e intervistare alcuni manifestanti. Fraintenderà? Piegherà le dichiarazioni agli scopi del quotidiano? State tranquilli, perché la risposta è sì. Il contesto conta ed è una specie di testo che si aggiunge al testo vero e proprio - non occorre essere linguisti per saperlo - e infatti il pezzo in questione è inserito in due paginoni, sotto la testata: "Occidente sotto attacco - Scontro di civiltà". A questi qui, penso, dei diritti degli omosessuali e della libertà non interessa nulla, ma vogliono soltanto servire le loro tesi precotte. Per loro non c'è una contrapposizione tra ingerenza della religione nei diritti civili e nella libertà dei cittadini - qui in Italia, per opera della chiesa cattolica, e laggiù in Iran, in maniera più diretta e violenta, per opera dell'Islam -, bensì un'opposizione tra due "civiltà": quella islamica e quella occidentale, che però viene fatta coincidere (spiaccicata, si direbbe) con il cristianesimo. Definito ciò, entrambe queste civiltà diventano due monoliti sclerotici e senza spiragli. Si guardano bene, in queste pagine, dall'evidenziare che tutte le uscite dei vari prelati (Ratzinger, Scola, Sticazzi - pardon, Scatizzi - e via delirando) partecipano della stessa sostanza di cui partecipa quell'islam che loro disprezzano. Per partito preso l' "Occidente" è buono perché è cristiano e ogni occasione è buona per lanciarsi nella loro crociata. Ci vuole del fegato - volevo scrivere: la faccia come il culo, ma non me la sono sentita - per assimilare le parole di Aurelio Mancuso, segretario nazionale di Arcigay, a quelle del preclaro ministro Calderoli, sottintendendo una comune identità di pensiero, se solo solo quel culattone di Mancuso si sforzasse un po' di più... Insomma, questi sfruttano chiunque quando vogliono dimostrare le loro tesi, e tacciono quando invece a insultare, ingiuriare e discriminare i gay sono quelli della loro parte politica e quei rappresentanti imporporati che secondo loro sono la crème de la crème della nostra "civiltà". A riprova del fatto che della libertà e dei diritti dei gay, in Italia come in Iran, non gliene importa niente è il resto della pagina in cui è inserito il pezzo. Citerò solo il titolo dell'articolo principale, su sette colonne: "La Madonna in campo per fermare Allah. Appello di Radio Maria: novene alla Vergine e viaggi a Medjugorje per arginare la minaccia del terrore". Impreziosisce la pagina una foto di Ratzinger, noto difensore dei diritti degli omosessuali e della separazione tra stato e chiesa - mica come quegli stronzi di mullah.
Infine, in margine, aggiungo un'altra considerazione, stimolata da un commento che qualcuno ha riportato in merito al post di Village: "Mi sconvolge come la notizia si sia diffusa soprattutto grazie ai blog che ad altri mezzi". E' vero, c'erano parecchi blogger a quella manifestazione. Blogger e loro amici personali. Anch'io l'ho saputo attraverso altri due blogger - che mi hanno anche avvertito con un'email privata - e poi, girando nella selva dei blog, ho visto quanti avevano riportato la notizia dei due ragazzi uccisi in Iran. Qui dovrei però specificare: blog gay. Perché, a parte lui e lei, che era presente personalmente e ne ha fatto un bel reportage fotografico, nessun altro di quei blog che si vogliono politicamente impegnati, nessuno di quelli che parlano in continuo di insurrezione, rivoluzione, antagonismo, eccetera, eccetera, nessuno di quelli che si ritengono l'avanguardia politica in un'epoca contrassegnata dalla "restaurazione" ha dato il benché minimo risalto alla notizia o alla manifestazione. Tutti - o, almeno, tutti quelli che mi capita di leggere o di vedere di tanto in tanto e che sono molti più di quelli che linko - hanno brillato per la loro fulgida assenza. Se qualcuno pensa che questa sia un'affermazione polemica, be': ha perfettamente ragione, lo è.