A chi sostiene che i gay pride sono solo una forma di esibizionismo e non servono a nulla direi innanzitutto che a qualcosa servono: abituano la gente che va distratta per i fatti suoi in città a rendersi conto (e quindi a non fare più finta di non vedere o non sapere) che i finocchi sono tanti, sono di tutti i tipi e sono in mezzo a loro. Impossibile, dunque, chiudere gli occhi. Il corteo del gay pride "nazionale" che si è tenuto a Milano ieri mi è sembrato meno carnevalesco del solito e più "politico". Intendiamoci bene: la festa, la mascherata, l'esplosione liberatoria ci sono sempre ed è una fortuna che ci siano, ma io ho visto anche - sotto pelle - la rabbia di numerose persone che stanno constatando che la polis, soprattutto nelle sue forme istituzionali, non tiene molto conto di loro; ho visto anche la protesta contro un sistema che sembra andare a ritroso invece di andare avanti. Molti, soprattutto da parte delle manifestanti lesbiche, i cartelli che invitavano a votare e a votare sì ai referendum del 12 e del 13 giugno prossimi. E' la politica ufficiale che nuota contro corrente e non la cosiddetta società civile che, almeno in un grande contesto urbano come Milano, i gay sembra averli più o meno assorbiti e digeriti. Per fortuna. Ho visto un sacco di facce normali, molti giovani - forse anche troppi -, tanto che ho pensato che davvero, in fin dei conti, l'omosessualità è una faccenda molto banale, molto ovvia, tanto che non si capisce tutto lo scandalo dei benpensanti. La differenza importante è nell'attenzione che chi è gay è costretto a riservare a un istinto - erotico, amoroso, affettivo e sessuale - che, per la maggior parte della gente, resta invece irriflesso. Hanno brillato per la loro assenza, come da qualche anno a questa parte, tutti gli esponenti politici pubblici dell'amministrazione cittadina. Di esponenti politici nazionali ho visto solo uno sparuto manipolo: Cecchi Paone, Vendola e poi i "soliti" Paolo Hutter e Franco Grillini. Il gay pride di ieri si è tenuto dopo un giorno di festa, durante il primo ponte estivo in una giornata d'estate, e, soprattutto, in mancanza di qualsiasi elezione che potesse giustificare (ai loro occhi) la loro presenza. Quindi, perché presenziare? Per pura e semplice solidarietà? Ma non diciamo sciocchezze!
Qualcuno diceva che eravamo in pochi, qualcun altro diceva invece che eravamo in tanti. Oscillo tra le due interpretazioni: in senso assoluto non mi è sembrato un corteo così scarno. Se però consideriamo che era una manifestazione "nazionale" e non soltanto locale, uno sforzo maggiore si poteva fare. Qualcun altro mi dice che Milano, da un punto di vista della partecipazione politica è una città morta. Morta da decenni, ormai. Io, come al solito, mi sono guardato in giro per cercare facce note - oltre a quelle di amici e conoscenti che avevo sentito e che sapevo ci sarebbero stati -, e ho visto forse due o tre persone, poi con la mente ho cercato di fare sfilare l'esercito di uomini che ho conosciuto - anche in senso puramente carnale - negli ultimi anni. Non c'era nessuno. Allora, per ogni manifestante ho immaginato questa piccola corte di ex amanti, ex fidanzati, di amici ritrosi che se ne sono stati a casa loro o sono andati via. Se ognuno di noi avesse avuto un paio di costoro attorno, probabilmente non sarebbero bastate le strade di Milano per accoglierli tutti. I finocchi e le lesbiche che manifestavano ieri erano solo la punta dell'iceberg, perché poi c'è tutto un sottobosco che non si vede e non esce mai alla luce del sole. Folta era anche la rappresentanza di - ahimè mi tocca usare, sebbene con le pinze, questo termine - "bloggers", per lo più gay: non sto a elencarli tutti (ma sono pronto a farlo se loro volessero). Mi sarebbe piaciuto vederne anche altri - chiamiamoli eterosessuali per semplificare -, ma so che c'è chi ha avuto altri impegni, anche se qualcuno era presente e, per questo, la ringrazio.
Come sempre, molti erano i carri e i gruppi presenti: i tradizionali ArciGay (di Milano e Bologna forse quelli più consistenti; più poverelli quelli di Sondrio, Mantova, Brescia e Cremona che hanno noleggiato un camion in comune) e ArciLesbica, il gruppo transessuale Crisalide, il trenino dei genitori gay - con i loro bambini al seguito -, l'Agedo (il gruppo dei genitori di omosessuali), i carri dei locali "specializzati", il gruppo del Gay Pride Torino 2006 (dunque l'anno prossimo il Gay Pride nazionale si terrà a a Torino?), i tradizionali orsi, i numerosi - ma sparutissimi - gruppi di "omosessuali cristiani" (e col senno di poi mi accorgo che si definivano più "cristiani" che "cattolici": be', potevano raggrupparsi in un supergruppo e chiamarlo "L'Ossimoro"), qualche rappresentante dell'Uaar (l'Unione atei agnostici razionalisti), qualche sindacalista della Cgil, i soliti rappresentanti del Partito Umanista (l'unico vessillo dichiaratamente "partitico" presente: la mancanza delle elezioni imminenti ha, appunto, tenuto lontano persino le bandiere di Rifondazione Comunista). Molto spassosa l' "allegoria carnascialesca" della Repubblica Italiana, di bianco vestita, e fatta prigioniera, in manette, da due guardie svizzere del Vaticano che la scortavano in testa al corteo.
E io? Io mi sono diviso tra vari gruppi di persone, perdendomi e perdendoli di vista più volte. Qualcuno, alla fine del corteo all'Arena, non l'ho più nemmeno ritrovato e non ho fatto in tempo a salutarlo. Se mi leggono ora, valgano queste parole come saluti. Ho persino avuto occasione di conoscere personalmente e scambiare quattro chiacchiere con un esuberante link del mio colonnino di sinistra. Naturalmente ero un po' frastornato: conducendo io vita strettamente di clausura ed essendo noto per la mia riservatezza, non sono più abituato a vedere tanti "uominisessuali" - come diceva la madre di un mio amico d'infanzia - tutti in una volta sola. Molti, devo dire, anche attraenti: per un po' io e lui e poi io e lui ci siamo additati a vicenda quelli più (mi si passi il lemma) trombabili, confermando - immagino con reciproca soddisfazione - la nostra assoluta disparità di gusti, garanzia del fatto che mai ci faremo concorrenza in fatto di maschi. Ora, però, voglio rimanere sul leggero e non aggiungo considerazioni troppo ombelicocentriche o intimistiche: mi basti accennare al fatto che a questo percorso "pubblico" corrisponde sempre anche un "percorso" privato all'interno della mia psiche. Una camminata di qualche ora da Piazza Repubblica all'Arena è anche una camminata nei meandri del mio cervello.
Per chi volesse, qui ho pubblicato una cinquantina di fotografie scattate ieri e, per non dilungarmi troppo con inutili parole, a loro cedo il testimone.
Uhuhuhuhuhuhu la ringrazio per l'esuberante! ;-)))
Posted by: Gattònico | 05/06/2005 at 13:59
hahahah c'ero anch'iiio!
ma sbaglio o quest'anno è stato più quieto?
Posted by: ohms | 05/06/2005 at 15:33
caro Stefano
gli ossimori sono ahimè tanti, alcuni semmai più evidenti e manifesti di altri.
Si potrebbe, neanche tanto paradossalmente, arrivare ad affermare che l'ossimoro sia una buona metafora della condizione umana e che talvolta il tentativo di elimare le antinomie e le contraddizioni dalla propria vita porti alla soppressione di parti conflittuali (ammesso poi che ci si riesca in realtà)si ma a prezzo di un impoverimento di sè che non mi sembra poi così auspicabile.
"Egli vuole e disvuole al tempo istesso": è così, non c'è, credo, alternativa possibile.
Posted by: tato | 05/06/2005 at 16:41
mi sarebbe veramente piaciuto esserci (ero persino a milano!:() ma dovevo andare a gallarate con la mia bella e facendo due conti ci siamo accorti che non era possibile fare un salto lì. peccato veramente.
io sinceramente riguardo il trenino dei genitori gay, non so, mi sembra una mossa abbastanza sciocca ad una settimana dal voto, boh, un po' più di opportunismo a volte non sarebbe male
Posted by: Yoshi | 05/06/2005 at 18:41
ahimè, così tanti bei ragazzi, e tutti uominisessuali*... :D
il discorso della punta dell'iceberg vale per tutte le manifestazioni, e credo possa colpire particolarmente gli "spettatori" nel caso del gay pride. tra l'altro, magari i pride che si fanno all'estero sono più belli, ma quelli della nostra provincialissima penisola sono forse più necessari.
(* diceva così anche la nonna del mio compagno!)
Posted by: rose | 05/06/2005 at 22:57
fra le bandiere politiche c'erano quelle dello Sdi (i giovani del partito ci sono tutti gli anni).
anch'io ho avuto la tua stessa impressione di un corte più "politico" e più consapevole del solito. aggiungo che ho visto un sacco di frequentatori della mia palestra, il che mi ha fatto molto piacere (bei muscoli, ma anche un po' di cervello).
C'era qualche politico in più di quelli che hai visto tu: il presidente della provincia di Milano Penati ("sono qui per non evitare una brutta figura alle istituzioni"), gli ex ministri Katia Bellillo e Alfonso Pecoraro Scanio. Luigi Manconi, ex verde ora Ds, e il segretario dei Ds di Milano Majorino. quelli che c'erano meritano la citazione :)
Posted by: aelred | 07/06/2005 at 00:15
Infatti, aelred, quando ho scritto questo post non avevo ancora letto i giornali e poi ho saputo anch'io che c'erano i politici che hai nominato anche tu.
Rose, secondo me hai riassunto benissimo il senso di un "gay pride" italiano: più provinciale, forse, ma più necessario.
Ohms: è stato più quieto nel senso che, come ho scritto, mi è sembrato meno "carnevalesco" e più "politico". Tu lo definisci più quieto in questo senso, ma a me è parso più "incazzato".
Posted by: stefano | 07/06/2005 at 09:38