1.
Da qualche giorno conduco un esperimento che, nelle mie intenzioni, voleva essere più radicale. L'esperimento consiste in questo: smettere di bere caffè. In realtà mi accorgo che non ce la faccio e mi rendo conto di essermi creato una piccola dipendenza, che è soprattutto psicologica perché tre o quattro caffè al giorno non erano certamente una quantità enorme. Allora ho deciso di scalare e il primo giorno ne ho bevuti due, di cui uno pessimo da un distributore automatico, tanto che dubito si possa chiamare veramente caffè. Oggi e ieri solo uno. Mi manca il primo caffè della mattina, piuttosto abbondante, che era più una necessità della mente che del fisico. Bevuto in parte in cucina facendo colazione e in parte al computer lanciando word per iniziare a lavorare. E mi accorgo che quei caffè avevano comunque il loro effetto e mi davano una certa energia, impedendomi di sonnecchiare. Ieri e oggi, invece, mi sono sentito stanco e a questa stanchezza si aggiunge la mancanza di desiderio (reale) di fare alcunché. Dunque le dipendenze si sviluppano così facilmente?
Oggi sono sopraffatto da questo senso di stanchezza. Più che fisica è una spossatezza mentale, come se non avessi più energie a cui attingere, come se il pozzo da cui vado a pescare la voglia di fare si stesse prosciugando. Sto lavorando molto e guardo la scadenza di fine marzo, quando dovrà essere consegnata la traduzione che mi impegna ora, come il naufrago, sfinito, vede in lontananza un lembo di terra dove potrà crollare e finalmente smettere di nuotare e riposare. Ma prima della fine di marzo ho altri ostacoli da scavalcare, pur non avendone nessuna voglia.
2.
Dormire! Stamattina mi sono svegliato pensando che fosse già tardissimo, tormentato dai sensi di colpa, col timore di non riuscire a svolgere la quantità di lavoro che mi sono imposto. Non sono rigido, ma ho un piano di marcia approssimativo: un certo numero di pagine ogni giorno, qualche volta riesco a farne di più e l'impresa mi mette di buon umore; altre volte ne faccio di meno - o perché mi manca il tempo o perché, per un qualsiasi motivo, non trovo la concentrazione o la mia motivazione si è presa una vacanza - e allora mi torturo. Spesso mi torturo preventivamente. Quando ho guardato la sveglia, però, mi sono reso conto che erano solo le nove e dieci. Ho resistito ancora un po' a letto e poi ho dovuto alzarmi. E mi sono messo al lavoro. Solo verso mezzogiorno sono uscito di casa per andare al mercato: è sabato e non avevo più frutta in casa. Non avrei potuto resistere altri tre giorni senza nemmeno un'arancia.
3.
Alle quattro e mezzo di pomeriggio M.S. e io siamo usciti per andare a vedere, allo Spazio Oberdan, la mostra "Milano Anni Trenta", che chiude domani. Sarebbe stato meglio aspettare che chiudesse e non andarci nemmeno. I quadri esposti non mi hanno detto proprio niente. In genere li ho trovati tutti piuttosto cupi, con tratti di pennello troppo grossi e spessi e mi hanno dato un senso di soffocamento. Alcuni, visti oggi, sembrano quadri che starebbero bene in case borghesi piene di ammennicoli e ricordi, con grandi tendoni tirati e il silenzio che copre le cose. Forse è anche dovuto ai locali dell'esposizione, che allo Spazio Oberdan non sono molto ariosi. C'è solo una sala piuttosto grande, poi si ha sempre paura di dare gomitate agli altri visitatori o di buttare giù incautamente una statua o un quadro. C'erano un paio di tele, dipinte a olio, praticamente impossibili da vedere perché avevano i faretti puntati addosso e riflettevano la luce. Ho provato fastidio e basta a leggere i nomi dei gruppi e gruppuscoli che raccoglievano i vari pittori italiani del tempo, che si dividevano e definivano in correnti e fazioni. Poi le solite quattro cazzate in croce dei futuristi italiani, tanto che mi stupisco che ci sia ancora qualcuno che li prende sul serio. Se penso alle esperienze all'estero, al Bauhaus, tanto per dire, mi viene solo da ridere e avverto il soffio della provincialità al solo sentire il nome di Marinetti. Qualche quadro di Aligi Sassu non mi è dispiaciuto - i suoi uomini in rosso, il suo caffè rosso -, benché non mi diano particolari emozioni, un paio di tele di Alberto Savinio sono veramente belle - e sono le uniche che ritenga tali -, poi altri nomi molto noti come De Pisis, De Chirico, Fontana (che non aveva ancora cominciato a squarciare le tele ma già si stava esercitando). Esco dalla mostra con un senso d'insoddisfazione e l'impressione di avere buttato via sei euro e passa. La libreria dello Spazio Oberdan, poi, fa pietà: ogni volta che ci vado, a distanza di mesi, trovo praticamente sempre gli stessi libri, più il catalogo della mostra in corso in quel momento.
4.
Eppure l'aria fredda e la passeggiata fino a Porta Venezia mi hanno risvegliato - ma non rilassato. In fondo a via Vittorio Veneto, quasi in piazza Repubblica, vedo un bel ragazzo in piedi accanto a un'auto, sta per salire ed è insieme a un uomo e a una donna. Continuando a camminare lo guardo meglio, lo indico a M.S. e gli dico: "Hai visto? E' Roberto Bolle". In quello stesso istante mi tornano in mente quelle due volte, molti anni fa - ormai è il caso di dirlo -, quando lo vidi, meno famoso di oggi, con un costumino da bagno che esaltava il suo fisico statuario nella piscina della palestra che frequentavo allora. Senza nemmeno sapere chi fosse. Poi ritorniamo a casa e ora scrivo queste parole. E' stato un sabato qualunque, un sabato come tanti. In questo stesso istante avrei voglia di sesso, dato che sono ben due giorni che non scopo, ma non so più nemmeno se è una voglia vera o una elaborazione intellettuale della voglia, e quindi una voglia di secondo grado. Mi sfinisce la sola idea di uscire a cercare qualcuno: la mia pigriza m'imporrebbe di andare in qualche postaccio vicino a casa, che non mi piace, mentre in realtà sarebbe meglio che andassi altrove. L'ideale sarebbe certamente che venisse qualcuno da me e che - non so - un ventenne affamato di sesso suonasse al citofono di casa mia. Ma un rapido calcolo probabilistico mi suggerisce che questa eventualità è molto poco realistica.
[Post scriptum di domenica 27. Alla fine, verso le undici di sera, mi sono messo in una chat, senza farmi troppe illusioni perché so che le cose vanno per le lunghe di solito. E invece, contrariamente a ogni previsione, nel giro di una mezz'oretta ho trovato qualcuno che, effettivamente, ha suonato alla porta di casa mia. E' salito e abbiamo scopato un'oretta. Grazie alla stanchezza accumulata durante il giorno di ieri - e aumentata dopo i colpi pelvici assestati in quell'ora in cui sabato diventava domenica -, stamattina mi sono svegliato alle undici, senza avere aperto occhio prima.]
Ah, se parli di spossatezza ti seguo bene. E in effetti il caffè può avere la sua parte. Io da tre giorni ho la testa come un palloncino e ho sempre sonno: pressione bassina, il dottore dice di ingurgitare caffè, ma a me non piace...più. Ne ho bevuto troppo in altri tempi.
Buona serata e ...chissà, auguri, alla faccia del calcolo probabilistico :)
Posted by: FF | 26/02/2005 at 21:21
Si può essere così stanchi da non avere voglia nemmeno di scopare? Ecco.
Posted by: stefano | 26/02/2005 at 21:52
Cavolo, sì. Ma più che stanchi nel fisico, intorpiditi nella testa (almeno è quello che succede a me). Eppure una parte della testa evidentemente va avanti per conto suo - me ne accorgo dai sogni...Ma magari tu sei uno che la mattina non ricorda i sogni, o sì?
[PS Off topic qui: ieri su TTL c'era una recensione del libro della Reimann (firmata da Forte), l'hai vista?]
Posted by: FF | 27/02/2005 at 10:52
No, vedo se riesco a trovarla.
Posted by: stefano | 27/02/2005 at 11:12
come va? tutto bene?
:)
Posted by: olona | 27/02/2005 at 17:55
Te la mando all'indirizzo mail, se vuoi. Ciao!
Posted by: FF | 27/02/2005 at 23:40
Ti ringrazio in anticipo se lo fai :))
Per ora non l'ho ancora cercata...
Posted by: stefano | 28/02/2005 at 00:00
io ormai ho una dipendenza
Posted by: festen | 28/02/2005 at 16:54
Da cosa, festen caro, dal sesso?
Posted by: stefano | 28/02/2005 at 17:27