Dunque si è concluso anche questo viaggio a Berlino e si è concluso con un imprevisto, che alla fine si è rivelato meno spiacevole (anche se più costoso) del previsto. Peter Handke ha scritto un libro che s'intitola "Versuch ueber den geglueckten Tag", ovvero: Tentativo sul giorno riuscito. Io potrei parlare invece di un "geschenkter Tag", di un giorno regalato e di una sorpresa. Per tagliare corto, alle due di pomeriggio ricevo una telefonata dalla compagnia aerea che quella sera avrebbe dovuto trasportare la mia carcassa a Milano: tutti i voli per la Germania della loro compagnia sono cancellati, senza alcun preavviso. Panico e scoramento iniziale, riesco a prenotare un volo per il giorno successivo - stamattina - con un'altra compagnia che atterra a Bergamo e devo prenotare una stanza in un albergo. Passato il fastidio iniziale, cerco di guardare il lato positivo della faccenda: mi è stata donata l'occasione di trascorrere un'ultima serata a Berlino. Detto tra parentesi, questa sembra essere un'ulteriore conferma alla mia teoria secondo la quale i desideri si realizzano sempre in forma di paradosso. A essere deterministico, dovrei ringraziare la sorte, perché ho avuto modo di conoscere di persona Stadtschaft, ovvero il "blog bicefalo": insomma, due italiani che, con coraggio e sprezzo del pericolo, da oltre due anni vivono nella metropoli sulla Sprea. Ci diamo appuntamento - che poca fantasia! - proprio davanti all'ingresso della stazione di Zoologischer Garten. Mi dico che forse non li riconosco e per un quarto d'ora sbircio tutti quelli che mi passano davanti, ma quando arrivano loro, non ho più dubbi. Pensavo di chiedere a Lupo perché si chiamasse così e se fosse il suo vero nome, ma quando lo vedo, mi rendo conto che è una domanda superflua (ma gliela faccio lo stesso): assomiglia davvero a un piccolo lupacchiotto o, meglio, a un incrocio tra un lupo e un folletto, svelto ed estroverso. Anche la voce ha qualcosa di "lupesco", da Lupo de' Lupis, però, il "lupo tanto buonino". Ale, invece, se l'avessi visto per strada senza nulla sapere di lui, avrei pensato che è tedesco. Quando parla è molto posato, come posati sono i suoi movimenti - e a me non piacciono gli individui troppo isterici -; la sua voce ha un effetto piacevole su di me: pare timido (come me, penso), ma forse è una di quelle persone che si accendono lentamente, ma che poi durano a lungo. Li invidio subito un po', è evidente: vivono a Berlino, loro ce l'hanno fatta e mi fanno un po' da specchio mostrandomi quello che io invece non sono riuscito a fare. Onore al merito: io ammiro sempre molto quelli che arrivano dove le mie forze non mi permettono di arrivare. E' una sensazione strana, comunque - e non del tutto sgradevole - presentarmi a qualcuno di cui so che ha letto tante cose che ho scritto (e viceversa): in un certo senso mi risparmia l'incombenza di dover raccontare troppo di me, perché c'è già una base da cui partire, e devo dire che questo fatto mi rilassa enormemente e mi toglie molte paure. Per me è un'esperienza nuova, per loro due no, tanto che io ci scherzo sopra dicendo che sono un "centro di prima accoglienza" per italiani (virtuali? virtuosi?) in visita a Berlino.
Prendiamo qualcosa di caldo da bere in un caffè sul Ku'Damm e poi il duo di Stadtschaft mi propone di andare a vedere un "evento" - non riesco a trovare un termine meno stupido di questo - all'Akademie der Kuenste. Si tratta dell'attore tedesco Udo Kier, a me ancora completamente sconosciuto - anche se quando lo vedo lo riconosco immediatamente -, che proprio ieri compiva sessant'anni. In occasione di questo compleanno l'Akademie der Kuenste aveva organizzato un incontro con lui, accompagnato da alcune proiezioni: un video che raccoglieva alcuni spezzoni tratti da suoi vecchi film, in cui in genere recita parti di secondo piano, impersonando soprattutto il cattivo della situazione, aiutato in questo dai suoi occhi di ghiaccio. Ma la perla è stato soprattutto un mediometraggio intitolato "mRs mEiTLmmIHr": qui Udo Kier impersona uno Hitler che riesce a fuggire dal bunker di Berlino, negli ultimi giorni della guerra, e si rifugia a Londra - una Londra cupa, livida e immiserita dalla guerra. Da lì scrive a Bormann, in Argentina, che ha promesso di portarlo con lui e di far rivivere "il sogno nazista". Naturalmente ha paura a uscire di casa, non vuole essere riconosciuto, e quindi si traveste da donna (la mRs mEiTLmmIHr del titolo, appunto) per andare in posta a comprare i francobolli. Per uno scherzo del destino, il suo vicino di casa, un vecchio ebreo, s'innamora di lei e prende a corteggiarla, le prepara deliziose cene kosher, le recita massime ebraiche, la fa ubriacare... salvo poi scoprire il piccolo segreto che la donna nasconde tra le gambe. Per un paradosso dell'ucronia inventata dal regista, questo Hitler che si è salvato dal bunker finisce comunque bruciato in un incendio di uno squallido appartamentino dell'East End. Ma il pezzo forte della serata è quello che segue nel foyer: qui Udo Kier si esibisce in una eccezionale e assai verosimile caratterizzazione dell'alcolista medio. E' incredibile, è formidabile, è un vero professionista: sembra davvero ubriaco, ha la voce impastata, straparla, gesticola, si rannicchia sulla sedia, eppure noi tutti sappiamo che in quelle coppe che ha davanti e che ha tracannato con leggera svagatezza c'era solo acqua o, tutt'al più, Fassbrause, una specie di "spuma" tedesca. O forse mi sto sbagliando?
Alla fine, abbandonato il foyer in cui il fumo ormai imita quasi le dense nebbie londinesi dei tempi di Dickens, ce la filiamo e andiamo a mangiare un boccone a Hackescher Markt, giusto il tempo di scambiarci le nostre impressioni su quello che abbiamo visto e parlare, ancora un po', del più e del meno. Poi riprendiamo la S-Bahn, Ale e Lupo scendono a Friedrichstrasse e io proseguo fino a Zoologischer Garten. E stamattina mi catapulto alle cinque giù dal letto per arrivare in tempo all'aeroporto di Tegel. Alla fine sono perversamente grato a quella compagnia di avermi annullato il volo e di aver potuto trascorrere una bella serata, del tutto imprevista, e per questo ancor più gradita. Es war echt ein Versuch ueber den geschenkten Tag! Con un solo monito al duo bicefalo di Stadtschaft: resistere, resistere, resistere! Non occorre essere coglioni come lo fui io.
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