A quanto pare, la notizia del giorno è che il presidente della Repubblica è stato operato e gli è stato applicato un pacemaker. Non sono un esperto, ma leggo che è un intervento abbastanza di routine, senza grandi rischi. Il presidente della Repubblica vi si è sottoposto come tanti altri cittadini. E questo sarebbe tutto ciò che c’è da dire se vivessimo in un paese che ha il senso della misura. Invece, sul Corriere della Sera di oggi vedo che alla notizia sono state dedicate due pagine intere. Due pagine, oltretutto, di grande rilievo: “in primo piano”, pagina due e tre. E qual è il contenuto di queste pagine? In seconda c’è un lungo articolo in cui il giornalista – di cui non occorre per forza sapere il nome, ma a me piace pronunciarlo all'inglese – raccoglie, in una sorta di “the best of”, tutti i pronunciamenti e gli auguri dei vari esponenti dell’arco costituzionale. Si tratta di telegrammi di circostanza, più o meno sentiti, che in alcuni momenti raggiungono picchi di involontaria comicità: bastino, come esempio, le parole di uno smunto leader di sinistra: “Il suo cuore grande e generoso adesso lo sarà anche di più”. Non mancano le parole del papa, perché si sa che in Italia basta che il pontefice scoreggi affinché il suo peto venga riportato e debitamente chiosato da tutti i quotidiani nazionali, e non soltanto, come sarebbe immaginabile o auspicabile, dall’Osservatore Romano o dall’Avvenire. Mi chiedo se, nel caso in cui a Horst Köhler venisse applicato un pacemaker, la Frankfurter Allgemeine Zeitung compierebbe un’operazione simile – e cito un quotidiano conservatore per mantenere le proporzioni.
Tuttavia altre perle abbondano in queste due pagine: consiglio soprattutto la lettura del racconto, vibrante di emozione, redatto dall’interno dell’ospedale, in cui spiccano le accorate parole della signora che si dichiara disposta a donare il sangue per il presidente (sangue per il presidente e oro per la patria, mi viene da pensare), oltre, naturalmente, all’afflato lirico dell’estensore del pezzo (“La luce bianca, un corridoio silenzioso…”): tutti poeti, i cronisti del Corriere della Sera. Non manca l’intervista al chirurgo che l’ha operato e che elogia l’eroica tempra dell’uomo di stato: “Noi medici vorremmo solo pazienti come lui”. Sopra, un illuminante infografico che spiega al popolo ignorante come si applica un pacemaker (“L’operazione al cuore del presidente”. E se il presidente si fosse dovuto operare di emorroidi? Avrebbe il suo sfintere ugualmente mosso a tanta trepidante pietà giornalisti e lettori del Corriere?)
Naturalmente non intendo farmi beffe della salute del presidente della Repubblica, ma m’interessa solo evidenziare l’atteggiamento dei giornalisti. A leggere queste pagine mi viene da pensare che se un giorno dovesse tornare il Partito Unico – uso un condizionale che suppongo di terzo tipo perché, nonostante il mio dichiarato cinismo, sono in fondo in fondo un inguaribile ottimista – non si farebbe alcuna fatica a reclutare giornalisti compiacenti che scrivano sull’Organo di Partito, una riedizione della Pravda stalinista o del Völkischer Beobachter. Non bisognerebbe nemmeno formarli e istruirli: eccoli, sono già qui, pronti a serrare i ranghi e a servirlo. E l’Organo di Partito sarà enorme e possente, in grado di infilarsi in tutti i pertugi. Non occorreranno più nemmeno manganello e olio di ricino: saranno già stati sufficientemente interiorizzati.
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