Ore 3 di mattino, sto tornando a casa in bicicletta e sono fermo in via Melchiorre Gioia, all'angolo con viale della Liberazione, che lascio passare le poche macchine quando vedo due bei ragazzi arrivare verso di me, a piedi. Uno è alto, castano, con gli occhi azzurri, mentre l'altro, che resta più in disparte, è biondo e più piccolo. Il primo mi rivolge la parola direttamente in inglese - e dall'accento deduco che devono essere di un qualche paese dell'Europa Centrale, ma non capisco quale: forse sono tedeschi? - e mi chiede se so dove possono andare a mangiare qualcosa. Alle tre di mattino? A Milano? Non ci sono 7/11 o negozi off-licence che siano ancora aperti a quell'ora, nella nostra bella metropoli europea, che non è Londra o, da questo punto di vista, nemmeno Bruxelles. Gli rispondo che è un po' tardi (o forse un po' presto) e li indirizzo verso Brera, chissà che non trovino qualcosa di aperto (confido nel famoso panettiere di via Solferino, che però non so se ha ancora di queste aperture notturne). E' inutile dire che ho subito pensato: "Ma che mangiare e mangiare! Adesso venite tutt'e due a casa mia e ve la faccio passare io la fame". Ovviamente, avrei offerto loro anche uno snack. Dopo. Ma - è evidente - non siamo in un film porno, benché la situazione sembri quella (anche se, spesso, il modo in cui tra gay ci si abborda e si consuma è, questo sì, da film porno).
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